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ORGOGLIO VS AMOR PROPRIO

Immagine del redattore: Fabio ArtigianiFabio Artigiani

Ultimamente vedo rispolverare e tentare di mettere di nuovo a lucido il termine e il concetto di "orgoglio". Per me potevano lasciarlo o metterlo definitivamente nel cantuccio delle cose perdute.
Anche perché cercano difatto di mettergli su un po' di trucco per spacciarlo come amor proprio, amor di appartenenza, amor di Patria.
Ma l'orgoglio vive


inevitabilmente di un appagamento egoico futile, illusorio: per cui ti impedisce lucidità, empatia, saggezza.
L'amor proprio (e l'amore in generale) per dispiegarsi fino in fondo ha bisogno di staccarsi dalle forme di egoismi, di staccarsi dal sentirsi unici, dal sentirsi di valore a prescindere: questi rimediucci li lascio volentieri alla psicologia positiva.
Ha invece necessità dell'"altro diverso da sé", del saper stare quindi nella mediazione, quindi anche nel conflitto, tra sé e sé, tra sé e gli altri, tra gruppi, tra popoli, tra Stati.
C'è una cura di se stessi come esseri sociali, delle proprie relazioni, della capacità di volersi bene, ma anche di odiarsi costruttivamente. C'è una cura verso i propri sensi di colpa riconoscendo quelli ingiusti da quelli giusti, una cura della vergogna, una cura del proprio presente, in virtù (o in vizio) del proprio passato.
L'amor proprio, quindi, non ha niente a che vedere con l'orgoglio.
 
 
 

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